Carla Cerati. Momenti di essere

©Carla Cerati, Forma Movimento Colore, courtesy Elena Ceratti

Carla Cerati nasceva oggi, 3 marzo, nel 1926 a Bergamo. Nonostante la data anagrafica, chi qui scrive e l’ha conosciuta può testimoniare quanto fosse “contemporanea” nella vita come nelle sue espressioni artistiche predilette: la scrittura e la fotografia. Carla Cerati ha infatti scritto tredici romanzi di ispirazione autobiografica tra i quali citiamo “Un amore fraterno”, “La cattiva figlia”, “Un matrimonio perfetto”, “La condizione sentimentale” in cui l’intreccio narrativo si basa essenzialmente sulla complessità dei rapporti interpersonali, in particolare in ambito familiare e nelle relazioni sentimentali. In parallelo ma in modo del tutto autonomo dalla scrittura, ha realizzato numerosi lavori fotografici di grande rilievo tra i quali ricordiamo “Morire di classe” assieme a Gianni Berengo Gardin, sulla condizione dei manicomi in Italia prima dell’approvazione della legge Basaglia, “Mondo cocktail” in cui ritrae la Milano artistica e modaiola degli anni Settanta offrendo uno spaccato pungente della borghesia snob dedita a quegli incontri mondani camuffati da eventi culturali, “Forma di donna” nel quale esplora la forma assoluta del corpo femminile, il nudo visto con occhi privi di qualunque ammiccamento. Ed è proprio con il corpo femminile che vogliamo qui ricordare Carla Cerati fotografa attraverso altri due lavori esposti nel corso della sua ultima mostra personale in vita, tratti dalle serie “Forma Movimento Colore” e “Movimento in grigio”, mostra titolata “Momenti di essere” che si tenne presso la bottega di Cecé Casile, a Milano, dal 5 marzo al 7 aprile 2015. Il testo critico di Giovanna Gammarota che riproduciamo fu inserito nel catalogo pubblicato dalle edizioni Nuvole rosse.

©Carla Cerati, Forma Movimento Colore, courtesy Elena Ceratti

«La realtà più vicina alla finzione». Così Carla Cerati definisce il mondo attraverso cui comincia la sua esperienza di fotografa, il filo conduttore di tutta la sua produzione artistica che le aprirà molte altre possibilità: il teatro. Trovo questa espressione di estremo interesse e perfettamente calzante se rapportata alle immagini proposte in questa piccola pubblicazione.

Dal teatro proviene Valeria Magli, danzatrice e coreografa, ritratta nella serie Forma Movimento Colore, che con vigore e naturale grazia salta davanti all’obiettivo della fotografa sfiorando il proprio corpo con delicate strisce di stoffa colorata: la ballerina è viva nel suo danzare, e più che mai reale. Lo è ancor di più nel mostrarsi nella nudità integrale di un corpo forte e armonioso, senza alcuna inibizione. Si esibisce in una sinuosa performance che lo scatto di Carla Cerati non ferma e, come in quell’antico gioco dei libricini disegnati, se facessimo scorrere velocemente le pagine si potrebbe osservare il miracolo del movimento. Tuttavia anche nello scatto separato la danzatrice non viene “fissata” nel momento, l’immagine è talmente reale da non apparire affatto finta. Di questo lavoro l’autrice scrive: «È buffo spiegare come nasce un’idea, si tratta di un piccolo lampo, sfuggente e preciso al tempo stesso. […] L’idea di queste fotografie mi è venuta vedendo Valeria Magli entrare nella cabina doccia della mia casa al mare. Il corpo morbido e forte, chiaro, si stagliava sul nitore delle maioliche. Mi colpì il movimento, l’introdursi leggero, bianco su bianco, nell’apertura del vetro opaline. Ebbi l’impulso di sottolineare quell’immagine con una pennellata di colore mossa e violenta.»1

©Carla Cerati, Forma Movimento Colore, courtesy Elena Ceratti
©Carla Cerati, Forma Movimento Colore, courtesy Elena Ceratti

Al teatro pare appartenere anche la serie Movimento in grigio in cui il passaggio ripetuto di una figura femminile dinanzi a un edificio inscena una corsa a tratti veloce e a tratti quasi ferma. Anche qui i movimenti sono percepibili pur nella loro apparente staticità. La forma è trattenuta e libera al contempo, come se si trovasse difronte a diverse possibilità di scelta e ognuna fosse percorribile. La scelta è un tema che ha contraddistinto la vita di Carla Cerati, a volte trattenuta, altre liberata da quei preconcetti che la volevano brava madre e irreprensibile sposa. Dunque la domanda che ci poniamo davanti a queste immagini è: cosa ci riserva la vita, quale la scelta da fare finzione o realtà? E cosa è finzione, e cosa realtà? Tutto è nella nostra immaginazione o al di fuori di noi? E ciò che è “nascosto” alla vita è altrettanto reale di ciò che “vediamo” oppure è il frutto di uno sforzo che a volte non siamo in grado di sostenere? I due piani possono sovrapporsi ma queste fotografie di Carla Cerati si impongono come scelta decisiva, l’attimo in cui i “momenti di essere”, come diceva Virginia Woolf, prevalgono su quelli di “non essere”.

©Carla Cerati, Movimento in grigio, courtesy Elena Ceratti
©Carla Cerati, Movimento in grigio, courtesy Elena Ceratti
©Carla Cerati, Movimento in grigio, courtesy Elena Ceratti
©Carla Cerati, Movimento in grigio, courtesy Elena Ceratti

E al teatro, ancora, occhieggiano altri lavori come quello su la Muralla Roja, un edificio progettato da Ricardo Bofill situato nel complesso residenziale La Manzarena (a Calpe, in Spagna), quinte di un palcoscenico di ispirazione araba, rese moderne attraverso i colori vivaci azzardati dal progettista e in netto contrasto con il luogo circostante, isola fantastica calata in un paesaggio essenziale. In queste immagini è rappresentato il fondale di un affascinante sogno che corona un ideale perfetto e l’elemento naturale del mare sullo sfondo si unisce a una figura di donna che lo osserva – di nuovo una relazione tra una donna e un luogo, come se l’autrice volesse sottolineare la condizione imprescindibile del proprio genere – incorniciati dal muro rosso che genera una visione quasi cinematografica. Ancora il reale dell’osservato che si mescola alla finzione suggerita dall’inquadratura, la messa in scena di un confine sottile che ci sprona a chiederci se ciò che stiamo osservando appartiene al regno del reale o a quello della finzione.

Carla Cerati, La Manzanera. La Muralla Roja di Ricardo Bofill. Alicante, 1976-1984. Courtesy Elena Ceratti

Artista abituata a raccontare la propria storia come percorso naturale dello svelamento del sé, Carla Cerati entra in relazione con la fotografia e la scrittura contemporaneamente. Entrambe queste discipline l’aiuteranno a uscire dalla soffocante condizione del matrimonio, ed è interessante ciò che dice in proposito: «Per me la fotografia è servita a raccontare il presente, mentre la narrativa mi serviva a raccontare il passato. Le due cose sono partite insieme quando ho tentato di liberarmi dal matrimonio, questa gabbia in cui ero stata rinchiusa per tanti anni.»2 Il presente e ciò che le accade attorno, nel mondo di fuori.

Nella sua lunga carriera fotografica Carla Cerati riesce a coniugare, cosa piuttosto rara per un fotografo, mestiere – il lavoro per le riviste femminili che le darà da vivere – e ricerca personale, mettendo in entrambe la stessa passione e lo stesso impegno perché Carla Cerati non è capace di fotografare ciò che non le piace o che non le interessa soltanto perché qualcuno le commissiona un servizio. Negli anni in cui si è servita della fotografia per raccontare ciò che vedeva “fuori di casa” si è occupata con lo stesso identico ardore di teatro, di società, dei cambiamenti del territorio e dei suoi costumi, di denuncia – ricordiamo Morire di classe, un lavoro che ha contribuito ad aiutare Franco Basaglia nella sua battaglia per far chiudere i manicomi – di ritratti agli intellettuali, di lotte femministe e dei corpi delle donne: uno sguardo a trecentosessanta gradi che è sempre partito da un’idea originale, uno stimolo autentico, mai mediato.

La fotografia pone delle domande. Una fotografia che non ci fa interrogare sul mistero in essa contenuto e sulla relazione che questo ha con noi stessi non può considerarsi arte. Le immagini di Carla Cerati qui presentate pongono il quesito cardine dell’esistenza, ci spronano a chiederci come dobbiamo vivere e qual è la realtà vera che ci circonda, ci inducono a sperimentare la libertà di assumere dentro noi la possibilità di una scelta, quella del nostro momento di essere.

Catalogo della mostra Carla Cerati “Momenti di essere”, a cura di Cecé Casile, pubblicato da Nuvole rosse (2015).
Testo critico di Giovanna Gammarota
Note

1Carla Cerati, Forma Movimento Colore, IF, Milano 1989.
2Intervista inedita di Giovanna Gammarota a Carla Cerati, maggio 2013.

Carla Cerati durante l’inaugurazione della sua ultima mostra
“Momenti di essere” (2015), foto di Giovanna Gammarota.

 

BIOGRAFIA DI CARLA CERATI
Carla Cerati inizia la professione nel 1960 come fotografa di scena con il regista teatrale Franco Enriquez, allargando poi la sua sfera di interessi al reportage verso le più varie sfere sociali includendo il paesaggio urbano. Nel corso degli anni dedica particolare attenzione ai giovani, agli intellettuali, agli emarginati, al ritratto. Sue inchieste fotografiche escono dall’inizio degli anni Sessanta sull’”Illustrazione italiana”, “Vie nuove”, “l’Espresso”, “Leader”. I suoi ritratti di intellettuali di tutto il mondo trovano posto sul “New York Times”, “l’Espresso”, “Time Life”, “Die Zeit”, “La Fiera Letteraria”. Nel 1965 presenta una cartella Nove paesaggi italiani con presentazione di Renato Guttuso e contenitore di Bruno Munari. Nel 1968 le viene assegnato, assieme a Gianni Berengo Gardin, il Premio Palazzi Reportage per il libro Morire di classe (Einaudi). Nel 1974 pubblica Mondo cocktail (Pizzi), indagine fotografica sulla gente intellettuale-mondana; nel 1978 esce Forma di donna (Mazzotta): 34 fotografie di nudo femminile, rieditato nel 2007 (ISSF) con un importante saggio critico di Paolo Morello. Dall’inizio degli anni Settanta sviluppa una ricerca a vasto raggio sulla forma: paesaggio, nudo, architettura. Ne conseguono una ventina di mostre personali.
Come narratrice esordisce nel 1973 con Un amore fraterno (Einaudi) finalista al premio Strega. A oggi sono uscite tredici sue opere di narrativa, tutte valorizzate da premi letterari. Nel 1980, per la Rete Due della Rai, progetta e realizza la serie televisiva Dietro l’obbiettivo, tredici puntate sui fotografi e la fotografia.
Sue opere sono conservate al Museo d’arte Moderna di New York e al CSAC, Centro Studi e Archivio della comunicazione dell’Università di Parma.