I buchi neri esistono… davvero

Frame dal film Interstellar regia di Christopher Nolan, USA – UK, 2014.

Gli uomini prima sentono senza avvertire,
dappoi avvertiscono con animo perturbato e commosso,
finalmente riflettono con mente pura.
G.B. Vico

Viviamo un tempo arduo. Al di là di un assolutorio “ripetersi della storia”, della assuefazione ad un tempo di “passioni tristi”, colorato di depressione e sfiducia, si può anche accettare di confrontarsi con un legittimo persistere di due sguardi attraverso i quali vivere la nostra umana commedia quotidiana.
L’esperienza umana si può affrontare come circoscritta a “realtà” o, aprendosi, malgrado tutto, a meraviglia e stupore, in una prospettiva più lata a “realtà e possibilità”. La dimensione dell’essere non è, riduttivamente un dato di fatto, una realtà, ma anche un possibile. I protagonisti della possibilità hanno “un senso della realtà possibile”1 e per costoro l’esperienza umana è più “un compito e una invenzione che uno stato”2.
Siamo, in altre parole, interpreti dell’esperienza umana, individuale e sociale, come lontana dalla opposizione dell’aut… aut, verso le prospettive dell’et… et.
Siamo, in altre parole, orientati a fuggire dall’oppressione di un presente ritmato dalla frenesia del tutto e subito, aperti a orizzonti di azione dilatati spazialmente e sospesi temporalmente.
Con qualche probabilità di cogliere nel segno, ipotizziamo che a questo grumo epistemologico si riferisse l’animatore di un gruppo di lavoro, riunitosi un sabato mattina, di primavera, a Milano, per riflettere su “nel tempo e nel cosmo3”.

Clip “Going Through the Wormhole” tratta dal film Interstellar, regia di Christopher Nolan, USA – UK, 2014.

La professione oggi non può non essere colta, arricchendo un proprio personale vertice disciplinare con aperture e alle scienze della natura e alle scienze del vivente. Tutte le evidenze delle scienze chimico-fisiche sono universali. All’opposto, le scienze del vivente parlano dell’unicità. La domanda fondamentale è, a questo proposito, come si possa generalizzare. Questa prospettiva ed esigenza di generalizzazione per essere accolta deve essere calata in una prospettiva relazionale, che consideri la realtà, al di là degli enti, soprattutto come relazione.
Quel piccolo gruppo era tendenzialmente aperto e insieme attrezzato ad accettare la proposizione della “professione colta” offerta con tratti dolci e insieme perentori. Veniva infatti quel gruppo da una lunga esposizione, quasi una reiterata militanza ad incontri segnati da una congiunzione di immagini e parole, dove le evocazioni della parola si alleano con le suggestioni del cinema. L’immagine “come termine medio tra l’esistenza e l’idea, tra la natura e lo spirito… trasforma natura e sentimento in forma, ma nella forma contiene implicita la verità”4. La natura viene prima; è antecedente. L’immagine, in sé, rimanda ad altro, a ciò di cui è immagine, a ciò che è “prima di essa”.5
In quelle aule, per molti anni la parola ha trovato una sodale alleata nelle ombre del cinema sullo schermo; una cifra per coniugare più fecondamente i vertici del pensiero razionale attraverso la creaturalità dell’immagine e del racconto. La parola e l’immagine alleate in una sintesi e conversativa e riflessiva, a testimoniare la capacità di simbolizzazione del pensiero di ciò che altrimenti resterebbe inespresso e, forse, perduto.
Le due decentrazioni, copernichiana e darwiniana, connesse con l’incompiutezza originaria del soggetto umano, animale neotenico, non hanno ridotto la rilevanza della vicenda di Sapiens nel cosmo.
La sfida è quella di transitare da una epistemologia della sostanza a una epistemologia della relazione, nella quale la cultura è insieme strumento che ripara le inospitalità della natura e punto di vista epistemologico che suggerisce una riflessione interpretativa. Il dato biologico nello sviluppo del vivente può essere interpretato non più come nota determinante, informaticamente pre-programmata, ma una risorsa con tratti contemporanei di opportunità/potenzialità e di vincoli, capaci di influenzare lo sviluppo rapportandosi ai contesti culturali, attraverso soluzioni di volta in volta diverse e peculiari.
Il porsi di fronte, facendola nostra, a tale prospettiva, quando il vivere è “compito e invenzione” può essere confortato dalla proposta seminariale di quel sabato mattina intorno ad una convergente “verità” della parola e delle immagini del cinema.

Frame dal film Interstellar, regia di Christopher Nolan, USA – UK, 2014 proiettato nel corso del seminario tenuto dal filosofo Gianluca Bocchi per Cinelogos© il 1° aprile 2023.

Le scienze diverse della natura e umane, quanto più sottolineano, giova ripeterlo, la marginalità della nostra specie, tanto più generano “una grande liberazione” sentimentale e cognitiva, una esperienza esaltante, un vertice cognitivo insieme marginale e alto. E il cinema accoglie tale ipotesi est-etica, indicando, narrando, che, “se bisogna costruire una nuova realtà, forse è bene partire dalle perplessità del cuore”6.

La svolta della narrazione filmica è un dialogo tra un Padre e una Figlia sulla decisione se seguire la scienza o i sentimenti.
“Noi siamo la nostra storia”. Tutto questo genera un mosaico comune che colloca la nostra specie e la Terra in sé non al centro dell’universo. Solo scoprendo la nostra non centralità abbiamo scoperto la unicità di Sapiens. Noi siamo “a casa nell’universo”. Sapiens non è così eccentrico, ma ha una sua dimestichezza con l’Universo del quale godiamo i processi evolutivi.
L’epistemologia contemporanea è oggi profondamente mutata e la “sfida della complessità” pone continuamente tale problematica. Scienza e mistero oggi non si combattono, ma sono alleate nel tentativo di comprendere l’esistenza umana e quella dell’universo.

Teaser trailer ufficiale italiano del film Interstellar, regia di Christopher Nolan, USA – UK, 2014.

Occorre convincersi che l’umanità nostra sia sottodeterminata: in realtà abbiamo molte più competenze di quelle che percepiamo all’interno della “trappola” nella quale ci siamo relegati.
“Comprendere significa, … avere cognizione della realtà e delle svariate pose inedite che essa assume o delle figure impreviste in cui si concretizza: un’operazione concettuale che può compiersi solo in virtù del sostegno cognitivo, rappresentativo, intuitivo dell’immaginazione.”7

Frame dal film Interstellar, regia di Christopher Nolan, USA – UK, 2014 proiettato nel corso del seminario tenuto dal filosofo Gianluca Bocchi per Cinelogos© il 1° aprile 2023.

La visione del film Interstellar, ha condotto il gruppo di lavoro a una riflessione insieme compassionevole ed etica. Possiamo così pensare che il Cosmo ci renda più buoni: comprendendo un tutto integrato siamo indotti, confortati, nel pensare a un universo buono. Nell’universo si coglie, approcciandolo umilmente, un senso unitario “religioso”, straordinario: la realizzazione concreta, sperimentabile, di una mirabile unitas multiplex, all’interno della quale la distintività identitaria del singolo sistema trova ospitalità in una molteplicità organica e armoniosa.

Il filosofo Gianluca Bocchi durante il seminario “Nel tempo e nel cosmo. Cronache di viaggi virtuosi” a cura di Cinelogos©, tenutosi a Milano il 1° aprile 2023 – foto di Giuseppe Varchetta.

NOTE

1 Musil R. (1930-43), L’uomo senza qualità, Mondadori, Milano, 1992, I,i,IV,pp. 17-18
Su queste tematiche dell’opera di Musil si rimanda a quanto recentemente scritto, Cacciari M. (2003,2022), Einaudi, Torino.
2 Idem.
3 Cinelogos©, Gianluca Bocchi “Nel tempo e nel cosmo. Cronache di viaggi virtuosi”, Seminario 1° aprile 2023. Cinelogos è una associazione culturale, che da più di vent’anni, organizza seminari, monograficamente tematici, durante i quali le proposte riflessive di un esperto, esperta, del tema prescelto si accostano alle immagini del cinema attraverso la proiezione di lungometraggi direttamente e indirettamente connessi alla tematica in discussione.
4 Paci E. (1994), Ingens Sylva, Bompiani, Milano, pp 55-56.
5 Cfr Vitiello V., Introduzione a Paci E. op. cit. p. XII.
6 Mancino A. G., Il fantasma della scienza, Cineforum 540, 12, 2014, p. 35.
Il film proiettato è stato Interstellar regia di Nolan Ch., USA, Regno Unito, 2014. “In un futuro imprecisato, un drastico cambiamento climatico ha colpito duramente l’agricoltura. Un gruppo di scienziati, sfruttando un whormhole, per superare le limitazioni fisiche del viaggio spaziale e coprire le immense distanze del viaggio interstellare, cercano di esplorare nuove dimensioni. Il granoturco è l’unica coltivazione ancora in grado di crescere e loro sono intenzionati a trovare nuovi luoghi adatti per coltivarlo per il bene dell’umanità. L’esploratore prescelto e sua figlia sanno tutto. Ma tutti ignorano la verità su questo viaggio e sulle sorti probabilmente irreversibili dell’umanità, ad eccezione dello stesso esploratore che forse ragiona più da genitore che da scienziato.”
7 Recchia Luciani F. R., Alfabetizzazione sentimentale e immaginazione empatica: Anders G. Arendt H., aut aut 397, 3, 2023, p. 91.