ESSERE SILENZIO

Beba Stoppani, The Silence of Nature #4 , 2023.
Pigmented True Black. Fine-Art Giclèe cm 70x90, courtesy l’autrice

Ora sembra che ci sia una sola / età e che non sappia /
niente dell’età come gli uccelli in volo non sanno /
niente dell’aria attraverso cui volano /
o del giorno che li sorregge»
William Stanley Merwin1

Immaginiamo di osservare il mondo naturale per la prima volta. Esso appartiene a una realtà che viene prima del linguaggio, perciò non c’è parola che lo possa descrivere o anche solo tratteggiare. Nel momento in cui lo si descrive scompare il senso per lasciare il posto a un’interpretazione frutto di suggestioni amplificate dal pensiero. Tanto più ampie sono le sovrastrutture mentali tanto più l’immagine della natura vera appare offuscata. Per questo occorre restare in silenzio. Il silenzio è l’unica condizione possibile al suo cospetto e chi vi si immerge ne avverte la naturale autenticità. Solo attraverso il silenzio infatti si forma il ricordo che ci aiuta a ritornare all’origine. Ed è così che, magicamente, come gli uccelli di Merwin «non sanno niente dell’aria attraverso cui volano o del giorno che li sorregge» l’essere appartenente alla specie umana arriva a non sapere nulla della terra che calpesta e del vento che gli fa rabbrividire la pelle.

Beba Stoppani, The Silence of Nature #1, 2023.
Pigmented True Black. Fine-Art Giclèe cm 49×75 cad., courtesy l’autrice

Ma l’individuo del mondo contemporaneo ha perduto la capacità di restare in silenzio, anche quando pensa di praticarlo. Il silenzio appartiene alla sfera della solitudine che non significa essere soli, simboleggia piuttosto una solitudine ideale, l’assenza in definitiva di uno sguardo ansioso sul passato e sul futuro. Il silenzio resta nel presente e lo vive, così com’è.
Possiamo dunque definire il silenzio della natura come condizione inevitabile per vivere pienamente questo “essere nel presente”. In effetti essa non pare curarsi molto di ciò che è stato o di ciò che sarà perché la sua sopravvivenza si basa sull’essere qui e ora e ogni “resistenza” è messa in campo perché ciò avvenga.  Tuttavia il silenzio della natura ha solide fondamenta nel passato. Vi è una sorta di monumentalità divina o se vogliamo “soprannaturale” nel suo esistere, una forza che trae energia dall’avere ben chiaro cosa si è. Certezza che non appartiene al genere umano.
Nel nostro immaginario contemporaneo, suggestionato da immagini realizzate proprio per alimentarlo, la natura non appare mai reale ma piuttosto frutto della proiezione di come l’umano vorrebbe che fosse: conturbante e misteriosa, gentile e assoggettata, comunque “bella”. Le parole usate per parlare dell’estetica della natura come della sua essenza sono innumerevoli ma nessuna è adeguata ed è per questo che occorre restare muti mantenendo però un atteggiamento attivo e non contemplativo, dove per attivo si intende “compresente”.

Beba Stoppani, The Silence of Nature #5, 2023.
Pigmented True Black. Fine-Art Giclèe cm 34×45 cad.

Nelle immagini che in questo lavoro Beba Stoppani dedica al silenzio della natura troviamo uno sguardo che rivela questo ostinato esserci, questo esistere a prescindere, che l’osservazione pura dell’autrice restituisce rivelando l’appartenenza della natura al presente. In queste immagini la natura è così com’è, naturalmente solitaria e silenziosa eppure questa solitudine è “armonia”. In queste opere i soggetti non cercano di essere altro da ciò che sono, non chiedono approvazione per la loro estetica, seppure l’artista la proponga in certa misura nella cornice dell’inquadratura: il mare è un mare; la pianura è una pianura; la roccia è una roccia e non vi è nessun intento di abbellimento, piuttosto un sottile desiderio di verità.

Beba Stoppani, Silenced Nature #1, 2023.
Pigmented True Black. Fine-Art Giclèe cm 30×40

Dove Beba Stoppani interviene è quando il suo sguardo incontra un’altra natura, quella che lei chiama significativamente natura silenziata. La realtà del mondo che ci circonda, continuamente “modellata” dall’intervento umano, ci espone sempre più frequentemente una natura popolata di immagini che la mostrano deturpata ma nelle quali essa si è comunque ritagliata una possibilità di sopravvivenza. Ed è qui che l’autrice, attraverso inserti preziosi alimentati dal suo sguardo interiore mutuato da quel silenzio di rispetto che l’uomo dovrebbe avere, interviene con segni e materiali interagendo per assicurare una sorta di mutuo soccorso atto a ristabilire la forma, e dunque la sopravvivenza, laddove l’agire umano si è elevato a potere mutilando ciò che non può dominare, caparbiamente attaccato all’illusione di piegare il mondo naturale al suo volere. Emerge quindi netta in queste immagini la sacralità della natura che prescinde da qualsiasi azione si voglia imprimere su di essa, compreso l’atto di volerla “silenziare”. L’artista infatti, attraverso una manipolazione gentile sovrapposta all’immagine, aiuta la natura a recuperare una dimensione estetica, una bellezza dignitosa che esalta la sua indiscussa presenza per quanto ferita.

Beba Stoppani, Silenced Nature #3, 2023.
Pigmented True Black. Fine-Art Giclèe cm 30×40. Courtesy l’autrice

Nel lavoro di Beba Stoppani lo sguardo non si rifugia nell’aspetto contemplativo ma trasmigra in quello riparatore che si concretizza nell’intervento artistico cercando di stabilire delle assonanze piuttosto che delle divergenze. Elemento fondamentale diviene quindi proprio tale gesto che ristabilisce l’equilibrio attraverso la cura. Come per l’arte giapponese del kintsugi – in cui gli oggetti in ceramica riparati rendono la fragilità della “rottura” opera d’arte dove il punto di forza è una nuova perfezione che pone l’accento sull’idea che da una ferita possa nascere una forma sublime di estetica – la serie di immagini della natura silenziata di Beba Stoppani testimonia che la Natura non subisce passivamente l’operato dell’uomo ma è in grado di mantenere un’identità nonostante l’uomo tenti di metterla a tacere per farne l’uso che meglio crede. È la sua dignità infine a emergere. E l’artista in tal senso è un alleato.

Beba Stoppani, Silenced Nature #5, 2023.
Pigmented True Black. Fine-Art Giclèe, cm 70×90, courtesy l’autrice

Ma qual è il motivo per cui la natura subisce questa costrizione a un silenzio innaturale, che non fa parte della sua vocazione primordiale, quella per cui è stata generata?

Quello che ricordi ti salva. Ricordare
non è ripetere, ma ascoltare quello che non è
mai caduto nel silenzio. Così il tuo apprendimento viene
da ciò che è morto, dall’ordine, e da quello che di te senti
indimenticabile, la passione che ascolti
quando non hai niente da dire.
William Stanley Merwin2

Cito ancora W.S. Merwin, (1927-2019) – poeta americano buddhista ed ecologista che ha esplorato la relazione dell’individuo all’interno dei paesaggi, sociali e naturali – prendendo a prestito le sue parole sul ricordo, parole che alludono e rafforzano il concetto di cura che è popolato di ascolto. L’umanità non sa più guardare il volto della natura vera perché non possiede più il ricordo che è generato dall’ascolto. La violenza inaudita con cui le tecnologie hanno liso lo sguardo fino a sfilacciarlo, come un tessuto troppo consumato, ha deviato la relazione con la natura, già ampiamente sfruttata, verso un’idea virtuale di presenza che è divenuta assenza e adesso a nulla più serve tendere l’orecchio per arrivare a quel profondo udire coperto da strati e strati di rudi interventi.

Beba Stoppani, The Silence of Nature #10, 2023.
Pigmented True Black. Fine-Art Giclèe cm 30×40, courtesy l’autrice

La mano ha scavato e ha preso, ma l’anima dei luoghi rimane intatta al suo posto. Le piccole schegge di protezione che l’artista – in rappresentanza della specie umana – ha voluto applicare alle sue immagini cercano in modo struggente di ripristinare l’equilibrio senza accorgersi che attraverso questo atto riparatore non è l’equilibrio della natura a dover essere ritrovato bensì il proprio che viene ricercato come fosse l’ultimo rifugio.

NOTE

1 Brano tratto da «Ancora mattina» di William Stanley Merwin, L’essenziale, Ubiliber 2022.
2 Brano tratto da «Imparare una lingua morta» di William Stanley Merwin, L’essenziale, Ubiliber 2022.