Nel suo libro In pieno vuoto lasciato sul mio letto il 13 Novembre del 2013 a Parigi, Antonio Di Cecco ebbe la premura di rivolgermi una dedica, – buona chance – mi scrisse…
Furono gli attentati terroristici al Bataclan di Parigi a sospendere le nostre vite in quei giorni e a lasciare dentro di noi un rumore, forse bianco, fatto di silenzi e sguardi malinconici.
Dopo la sua partenza, e quella di molti altri amici presenti nella Ville Lumière in quel fine settimana, che da protagonista del Paris Photo divenne protagonista di una grande e dolorosa carneficina umana, il vuoto e la chancedivennero parte di un turbinio di sentimenti contrastanti che mi aiutarono a sopravvivere a quel momento, ignara di cosa sarebbe stato il futuro.
Antonio Di Cecco è un autore che racconta il paesaggio, i suoi cambiamenti e il suo rapporto con l’uomo. L’architettura occupa il centro dei suoi interessi, e diventa materia da fotografare insieme alla sua città, L’Aquila, luogo in cui vive e lavora e di cui indaga i cambiamenti strutturali, paesaggistici e temporali.
La sua fotografia parla appunto di silenzi, di momenti effimeri, di spazi, di pensieri, i pensieri della sera, parla di attraversamenti e momenti di stasi. Parla di luoghi a lui vicini, vissuti attraverso uno sguardo sempre nuovo, ingenuo e puro, senza mai dimenticare la ricerca rigorosa dell’inquadratura, di quel rettangolo o forma che dai tempi del Rinascimento si prefigge di aprire la nostra finestra sul mondo. Le sue immagini sono anche ispirazioni per poeti e scrittori, spesso accompagnatori curiosi delle sue erranze, con lo scopo di attraversare la montagna per raggiungere “l’orizzonte piatto del mare”, spazi entrambi, d’infinita meditazione e di sopravvivenza al dolore, in cui si posa e riposa la vita.
Un lavoro e una ricerca che ci fanno apprendere che bisogna abbandonarsi al paesaggio, al cammino, al respiro, all’ascolto, alla riflessione, e soprattutto bisogna concedersi il silenzio.
Per restare poetici, per sopravvivere al quotidiano, anche quando questo ti chiude in casa e ti costringe ad aprire finestre immaginarie o immaginate sul mondo, bisogna restare in ascolto.
Tutte quelle cose – Cultura visiva contemporanea vi invita nuovamente alla lettura visiva, con pochi cenni di introduzione che vi condurranno ad uno scambio per immagini, col proposito, ancora una volta, di aprire spazi infiniti e immaginativi singolari e plurali, su questa pratica dell’eterno guardare.
Dal 2018 è impegnato nel progetto Paesaggio culturale dell’Appennino sismico presso il Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max Planck Institut proseguendo il lavoro avviato nell’ambito del gruppo di ricerca L’Aquila as a Post-Catastrophic City sulla rappresentazione del paesaggio post-disastro con particolare attenzione alle forme dell’abitare temporaneo.
Per il Kunsthistorisches Institut in Florenz ha poi realizzato la mostra online Fotografia e catastrofe. Antonio Di Cecco in dialogo con le collezioni della Fototeca a cura di Carmen Belmonte, Elisabetta Scirocco e Gerhard Wolf le cui immagini sono successivamente confluite nell’archivio della Fototeca.
Il suo progetto Forme di paesaggio. Lucania 2018 prodotto con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo e dell’Agenzia Nazionale del Turismo, è stato esposto presso gli Istituti Italiani di Cultura di Amburgo, Monaco di Baviera e Lione.
Ha pubblicato il volume In Pieno Vuoto. Uno sguardo sul territorio aquilano (Peliti Associati, 2013), le cui immagini sono entrate a far parte dell’archivio dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione. Ha partecipato al progetto Up! Marghera On Stage per il Padiglione Venezia, XV Biennale di Architettura (2015).Il sito di Antonio Di Cecco
“Il mio sguardo cerca istintivamente il mare ma l’orizzonte piatto è ancora lontano da raggiungere”
“ed io non faccio altro che immaginare il corso”
(Antonio Di Cecco)
Scena 04 – testo di Alberto Bazzucchi
“Alza gli occhi verso la (sua) collina, di là dal parabrezza il vampeggiare del fuoco disegna la vera grandezza del disastro. Una rabbia dentro”
NELLA SUA STANZA, INQUADRATA DI SPALLE,
SCRIVE SU FACEBOOK
“Speriamo piova, stanotte”.
Scena 02 – testo di Alberto Bazzucchi
“Iscrivono nel cielo strisciate luccicanti, graffi perfetti. Come gesso su lavagna stellata”