Tre punti tre linee tre punti

Luca Spano A Torn Whole, carta (mappe cartografiche National Geographic), spilli. Dimensioni: variabili. Edizione: unica 2016

Uno dei primi giorni caldi dell’estate appena trascorsa ho ricevuto una mail in cui mi si chiedeva un testo che avrebbe trovato spazio in Sponde, mostra all’interno del progetto Arcipelaghi di Sistema3, dove il titolo «si riferisce al triplice significato della parola ‘sponda’, quello letterale di margine, limite estremo, quello particolare di terra dal punto di vista di chi proviene dal mare e quello figurato di protezione o persona capace di proteggere, con riferimento implicito alle sponde del bacino Mediterraneo e alle persone che lo attraversano».
Ho accettato e sono entrata in crisi.
Non mi si chiedeva un testo critico o di accompagnamento ma una mia considerazione personale su un tema a me caro, certo, ma cosa dire e come per non cadere nella banalità e nell’ideologia? Il caldo milanese stava annientando ogni mia attività fisica e cerebrale e di nuovo Progetto Vicinanze mi metteva in difficoltà. E meno male, perché ogni situazione di crisi, almeno di questo tipo, è un’opportunità, per nuovi studi, relazioni, pensieri e riflessioni. Così ho iniziato a leggere (o a rileggere) una serie di libri sul Mediterraneo, le migrazioni e i confini attingendo alla libreria di casa, a quelle pubbliche di Milano dove, cosa non da poco, c’era pure l’aria condizionata, e a guardare lavori fotografici.
Progetto Vicinanze nasce dalla necessità di indagare il concetto di confine e di limite attraverso la condivisione eletta a modus operandi. Di qui il confronto tra pratiche e linguaggi diversi, arte fotografia e performing art, ricerche indipendenti, scientifiche e accademiche attorno al tema del Mediterraneo, per tornare all’idea di questo mare come spazio di attraversamenti di fronte alle chiusure sempre più evidenti anche in campo politico. Nato nella primavera del 2018 appena dopo il decreto sicurezza di Salvini continua a muoversi nella stessa ostinata direzione.
L’intenzione di Chiara Arturo e Cristina Cusani, le due artiste anima di questo spazio progettuale e di ricerca e della mostra Sponde, è «dare voce all’arte così che si faccia espressione politica andando oltre la mera decorazione», mi hanno detto. «L’idea nasce dalla consapevolezza dei privilegi di cui siamo portatori e del loro utilizzo per dire qualcosa (di importante)». E già rendersi conto del privilegio, accettarlo e usarlo è cosa rara in questo mondo di continue lamentele e di poche azioni.
E Sponde è cosa rara: arte che si fa azione politica, opera plurale che non sacrifica la stratificazione del senso, valore civile che rispetta la diversità degli approcci, complessità che cerca di essere chiara. Ricerca artistica seria, approfondita, consapevole.
Avevo tante idee interessanti, spunti di ogni tipo, ma non trovavo la mia idea. Uno dei valori di Sponde è che ti impone di pensare. Così è stato per me nel procedere con la stesura del contributo testuale, così mi auguro sia per chi visita la mostra. Non basta lo sguardo veloce e superficiale a cui ci hanno abituato gli scroll e la navigazione in rete compulsiva.
Qui si richiede una pausa e l’attenzione.

· · · — — — · · ·

Tre punti tre linee tre punti

· · · — — — · · ·

S O S

Tre punti tre linee tre punti di luce. È una richiesta di soccorso l’apertura della mostra, un SOS luminoso lanciato al visitatore. Come a dire: ora sta a te, accogliere il messaggio o ignorarlo.
Ed è subito un tuffo al cuore.
«A partire dal buio della notte, una piccola luce quasi impercettibile diventa accecante man mano che si avvicina. Una rivelazione di ciò che ci risulta difficile o non vogliamo vedere da lontano e che è inevitabile». Il video SOS (negra noche) di Calixto Ramirez Correa, messicano nato sul confine con il Texas, ci accoglie mentre saliamo le scale della villa decadente in cui è allestita l’esposizione.
La mostra è disposta poi tra le stanze della villa, anch’essa bisognosa di cura, tra affreschi ai soffitti, lampadari imponenti, pavimenti segnati e carte da parati ricordo di un tempo migliore che ora si ripiegano verso terra.
In questi spazi decadenti Chiara Arturo e Cristina Cusani hanno scelto con cura la collocazione delle opere, dai video alle stampe fotografiche, dalle installazioni ai testi, proponendo così un percorso lungo le diverse visioni del Mediterraneo e le sue molte sfaccettature proposte dagli autori.
Perché si fa politica, sì, ma attraverso l’espressione artistica dell’oggi ed è dunque fotografia stampata e incorniciata e fotografia che si fa oggetto, che va oltre la carta e si appropria dello spazio; è video, suono, parola, sabbia e illustrazione, pittura e testo, incisione, scultura, libro e lavoro a maglia. Sponde è una mostra che necessita di tempo, dicevo: il tempo della visione, quello dell’ascolto delle molte narrazioni e la quiescenza necessaria alla germinazione dei molti semi gettati. L’account Instagram di Sistema3 sta via via postando tutte le opere in mostra e gli statement: un contributo prezioso che dà la possibilità di tornare con la cura necessaria a guardare le opere, o ascoltarle, e ripensarle.

Allestimento di A Torn Whole, Luca Spano, Foto di Laura Davì
Luca Spano A Torn Whole, carta (mappe cartografiche National Geographic), spilli. Dimensioni: variabili. Edizione: unica 2016

Una grande isola-mappa (o mappa-isola) si staglia sul muro nella prima sala. A Torn Whole è l’opera di Luca Spano che prende forme differenti nelle diverse esposizioni: i frammenti cartografici di mappe del National Geographic che compongono l’opera formano realtà insulari effimere e mutevoli, frutto dell’assemblaggio deciso da chi si trova con gli spilli in mano di fronte a un muro. Ho visto Cristina Cusani in piedi su una scala con spilli in bocca, martello in tasca e linee di confine in mano osservare la composizione che si stava formando davanti a lei e decidere dove collocare un nuovo frammento: un atto creativo anche questo, che prosegue e rinnova l’idea di Spano. I confini cambiano, nuove terre emergono, e con queste altre sponde da raggiungere o da superare. È un’opera che attrae come una sirena.
Così come il video di Paolo Assenza, Confine invisibile (isola) che incanta con quel suo seguire linee immaginarie o forse solo invisibili ai nostri occhi o forse troppo reali per essere visibili o forse tracce di mondi ideali, dove i confini non ci sono più.

Paolo Assenza, Confine invisibile (isola) Video full hd, 2021. Durata 2’32’’
Martina Morini Mourning you, 2023, lavoro a maglia in dritto e rovescio con Jaquard, 42x11x12 40x11x12

FUCK THE BORDERS.

È un urlo quello di Martina Morini, FANCULO I CONFINI. Mourning you, un grido che arriva forte, testimone dei cadaveri sulle navi da soccorso accanto a chi invece ce l’aveva fatta. Un urlo lavorato a maglia con il tempo magari veloce di mani sapienti ma sempre lento nel suo procedere, del dritto e del rovescio che si rincorrono come i numeri delle morti in mare: ogni punto è un nome ricordato, una carezza della nonna, la memoria che si fa presente, un atto d’amore che non finisce. Gli aghi da maglia sono ancora lì, il filo non è annodato in un finale.
Tappe dei viaggi compiuti si ritrovano nelle memorie di chi ha disegnato su semplici fogli A4 le tracce uniche e irripetibili dei suoi attraversamenti: a volte una semplice lista in grafia araba, a volte un abbozzo di mappa, sempre il segno del passaggio in terre sconosciute di un gruppo di persone siriane, afgane, irachene e curde con cui le due artiste di Duae Collective lavorano dal 2016 al progetto Leave (a poem of traces). La loro ricerca interdisciplinare le porta a ripercorrere quei viaggi in una serie di immagini da Google Earth alla ricerca di una nuova narrazione.

Duae Collective Leave (a poem of traces), 2016. Foto Laura Davì

Sara Palmieri cerca una riconciliazione con la Terra con Matrice#0 da La linea d’acqua, dove il tema della memoria personale e collettiva è affrontato attraverso una ricerca intima sulla caducità delle cose e l’elaborazione della perdita. Torna il tema dell’impossibilità di tramandare in modo fedele la storia e la necessità di traduzione in immagini che si ripetono, quasi un sistema di segni che rimanda ai linguaggi usati per chiedere aiuto.

· · · — — — · · ·

Sara Palmieri, Matrice#0, da La linea d’acqua, 2020 – 2021. Stampa inkjet su carta Hahnemüle, dim. cm.120×80 (ingombro dell’opera: cm.124×84). Tecnica analogica con utilizzo di acqua del fiume Po nel processo di sviluppo.

Un’opera ancora, che racchiude tutto, almeno per me: Al-Bahr al-Abyad al-Mutawassit, di Federica Landi. Significa “mare bianco di mezzo” ed è un nome antico ancora in uso nell’arabo moderno. In quest’opera è l’incontro dei molti intrecci storici, culturali, poetici, mitologici oltre che politici e in questo periodo tragici del Mediterraneo: l’artista, dotata di una sensibilità preziosa (tutta la sua opera e la sua pratica artistica è lì a testimoniarla) e ispirata da questa parola araba ha «cercato di ricreare questo spazio bianco e luminoso sia nella piccola conca sovraclaveare di un caro amico che ha attraversato il mare, sia nel paesaggio, trasfigurando le coperte termiche simbolo comunemente associato agli sbarchi migratori degli ultimi anni». Poesia, amore, politica, arte.
Non è mia intenzione fare un elenco delle opere in mostra, ognuna delle quali merita attenzione. Mi piace però insistere sulla ricchezza di Sponde, fecondata da contributi multidisciplinari che non sono uno strizzare l’occhio alle tendenze attuali ma fondamento di ricerca, confronto e allargamento di vedute; sul coraggio di Progetto Vicinanze che da anni adotta la condivisione come processo creativo che diventa politica nella migliore delle sue accezioni; sulla possibilità che «il Mediterraneo sia ancora luogo di scambi che favorisce la nascita di nuove visioni»; sulla libertà di azione e di espressione che Sistema3 ha permesso di adottare.
Un prezioso incontro di sensibilità.

PS: La soluzione per il mio testo l’ho trovata chiedendo un aiuto a mia figlia, Stella, e diventando sponda l’una dell’altra. Insieme, apertura all’altro, sentirsi l’altro, essere l’altro.

La mostra di Progetto Vicinanze a cura di Chiara Arturo e Cristina Cusani è vincitrice della prima edizione del Bando Arcipelaghi promosso da Sistema 3. La si può visitare fino al 3 novembre 2024 presso Villa Albrizzi Marini, San Zenone Degli Ezzelini (Tv).

Info e contatti: Sistema3info@penzofiore.it